Nutrìci d’amore è un progetto che nasce per sostenere le nutrici, donne e mamme che allattano al seno il proprio bimbo. Perché ogni madre nutre di se stessa, di sguardi, di latte e di amore il proprio cucciolo, ma chi allatta al seno lo nutre di se stessa.
Una delle domande poste molto frequentemente, sia nei gruppi social di supporto allattamento che in ospedale, è sull'argomento alimentazione e allattamento.
Le domande più frequenti in questo ambito sono principalmente due:
1. Cosa posso mangiare per aumentare la produzione di latte?
2. Cosa non posso mangiare?
Partendo dal presupposto che è principalmente la suzione del bimbo a innalzare i livelli di prolattina nella mamma, e di conseguenza la quantità di latte prodotto, tratteremo questo argomento in un secondo tempo con la collaborazione della Dottoressa Oliverio, che ha approfondito i cibi galattogoghi nella sua tesi.
In questo articolo affronteremo la seconda domanda e cioè: cosa non bisogna mangiare durante l'allattamento?
A tal proposito i falsi miti sono davvero moltissimi, tempo fa si diceva che non si potevano mangiare ad esempio i broccoli cavolfiori o legumi, la cipolla o l'aglio, oppure la frutta pelosa che provocava “allergie”.
Iniziamo da questi falsi miti per poi andare a scoprire quale sia davvero l'alimentazione più adeguata a una nutrice.
Partiamo dal presupposto che ogni alimento assunto dalla mamma affronta tutto il sistema gastrointestinale e poi viene trasformato e ridotto in piccoli elementi.
Questi elementi base sono comuni a tutto il cibo e, una volta assimilati, non si potrà più distinguere da quale alimento si siano originati.
Queste sostanze poi passano dal fegato e infine trasformato in elementi sangue. Ad esempio una proteina, prima di esser assimilata, viene sempre ridotta in piccoli amminoacidi. Gli amminoacidi sono solo 20 e l’amminoacido X derivante dai legumi è chimicamente identico all’amminoacido X della carne.
È proprio dal sangue che le ghiandole mammarie prenderanno gli elementi e li trasformano il latte materno.
È facile intuire, dopo aver ragionato su questo processo, che effettivamente ciò che si trova nel latte non è un insieme di componenti alimentari veri e propri, ma banalmente un prodotto dato da sostanze presenti nel sangue.
Quindi sì, si possono mangiare le crucifere (broccoli, cavoli, rape) durante l'allattamento.
Queste verdure fanno anche tanto bene sia il bambino che alla mamma, grazie alle loro proprietà antinfiammatorie e antitumorali e la stessa cosa vale per i legumi.
Ma perché queste due categorie di alimenti venivano un tempo vietate alle nutrici?
Ogni mamma conosce e teme le famosissime colichette, bolle di aria nel pancino del bebè che provocano pianto inconsolabile.
Ovviamente, come ogni cosa, la colpa delle colichette era attribuita alla mamma, raramente un professionista, un parente, una persona che andava a trovare la puerpera, si fermava a ragionare che forse, avendo tutti i bambini le colichette, questo fenomeno fosse un processo normale nello sviluppo dell'apparato gastrointestinale del bambino. Quindi, automaticamente, le colpe erano imputate alla mamma e alla sua alimentazione.
In effetti i legumi creano aria nella pancia degli adulti, per correlazione logica superficiale erano gli imputati dell’aria nella pancia del bambino.
Ma perché i legumi danno questo effetto collaterale negli adulti? I legumi contengono alcune fibre che non vengono assimilate dal corpo, arrivano nel colon intatte, e poi vengono fermentate dal microbiota creando così l'aria. Se tali fibre non vengono assimilate dalla mamma com’è possibile ritrovarle nel latte materno? Infatti, non si ritrovavano e l'assunzione dei legumi non è assolutamente correlata alle coliche del neonato.
Le colichette hanno diverse cause, che approfondiremo in un secondo tempo, come un attacco scorretto, il pianto stesso, un microbiota e un intestino maturo, ecc..
Quindi la mamma può mangiare serenamente i legumi e le crucifere.
Apriamo ora il grande capitolo delle allergie, altra fonte di confusione nelle madri.
Frutta, pesticidi e pollini: chi provoca l’allergia?
La frutta pelosa è un altro nemico delle mamme e fa già ridere questa definizione poiché, botanicamente parlando, è una definizione inventata quella di frutta pelosa.
Un kiwi non ha nulla in comune con una pesca anche se entrambi presentano una leggera peluria. Eppure venivano tutti imputati di creare reazioni allergiche.
Effettivamente la peluria della frutta aveva la colpa di trattenere particelle al suo interno, come pollini o residui di fitoterapici, che effettivamente erano spesso correlati a reazioni allergiche. Ma tali prodotti si eliminano facilmente lavando la frutta sotto della banale acqua corrente. Le reazioni allergiche nei neonati sono spesso imputabili non al latte, ma al suo ambiente. Dal detersivo per i vestiti ai pollini sugli stessi, dalla polvere allo strofinio della pelle delicata contro i vestiti altrui. Perfino il sudore stesso può creare eruzioni cutanee, quindi sarebbe opportuno evitare di dare colpe alle mamme. Stesso discorso vale per la frutta che non presenta buccia, come le fragole. Non sono le fragole in se il problema molto spesso ma i residui sulla sua superficie.
Esistono delle eccezioni?
Sì, come in ogni cosa. Esistono casi in cui il tratto gastroenterico della nutrice presenta delle alterazioni e, a quel punto, elementi più grandi del dovuto si ritrovano nel sangue materno, generando fastidio nel neonato.
Spesso si nota questo effetto con i latticini (in caso di abuso). In tal caso, prima di escludere una categoria alimentare, sarebbe opportuno risolvere il problema della mamma, per la sua salute e quella del bimbo, consultando un nutrizionista che abbia una comprensione profonda dell’allattamento materno (dettaglio non scontato!).
È vero invece che il latte può cambiare leggermente sapore con l’assunzione di spezie o odori: un tempo si diceva alle donne di evitare quindi anche queste innocue gioie della vita.
Ma perché dovrebbe essere una cosa negativa che il latte cambi sapore? Già nel pancione il bebè deglutisce il liquido amniotico, che cambia sapore in base al cibo, imparando a conoscere gusti nuovi. Se tale abitudine si protrae nell’allattamento sarà stimolante al livello cerebrale e predisporrà il bambino a una sana curiosità nel variare le fonti alimentari. Inoltre, se si mantiene lo stesso stile alimentare dalla gravidanza all’allattamento c’è da considerare che vostro figlio conosce già quei sapori nuovi.
Analizzati i falsi miti su questo tema, non ci rimane che capire se davvero ci sono alimenti che sarebbe preferibile non assumere durante il periodo dell’allattamento.
Effettivamente sì, ma per fortuna sono pochi:
• Ad esempio sarebbero da evitare i funghi. Questo perché, questi hanno spesso una microtossicità che risulta variabile in base al singolo individuo (siamo molto diversi anche dentro, non solo fuori). Essendo i bebè molto piccini sarebbe opportuno evitare di assumere direttamente queste tossine.
• Sarebbero da evitare anche alcuni frutti di mare come le cozze e le ostriche. Questi bivalve infatti depurano le acque del mare dagli inquinanti che si accumulano al loro interno.
• Andrebbero evitate o consumate con parsimonia anche le sostanze nervine come caffè, the, cacao o cioccolato fondente poiché stimolanti del sistema nervoso centrale (rendono il bimbo inquieto anche a basse dosi).
• È da evitare l’alcol!! Non ci sono studi che riescano a identificare la dose minima tossica (piccoli quantitativi di alcolici leggeri sono smaltiti in breve tempo e nel latte si riscontra solo una contaminazione). Non sapendo, però, quale possa essere la dose minima, non si possono escludere effetti collaterali. Ma se in gravidanza il divieto è assoluto, per l’allattamento c’è un MINIMO di margine. Come sottolineato nel comunicato stampa dell’ISS del 1° settembre 2021, nel 2011 la stima di prevalenza di FAS (Fetal Alcohol Syndrome) è pari a 1,2 su 1000 nati vivi e quella della FASD (Fetal Alcohol Spectrum Disorder) è di 63 per 1000 nati vivi. Numeri comunque ancora troppo alti…
Andrebbero, in ogni caso, evitati cibi di dubbia provenienza, conservati male o che non rispettano le norme igieniche europee poiché importati dall’estero. Stessa cosa per gli alimenti ricchi di additivi chimici: coloranti, conservanti, umettanti, stabilizzanti etc. Anche i dolcificanti artificiali - in voga negli alimenti fit- provocano alterazioni nell’equilibrio intestinale e sarebbe opportuno un loro consumo saltuario.
Anche gli integratori non prescritti da un professionista, così come le diete che escludono intere categorie alimentari senza cognizione di causa, diete ipocaloriche severe, diete fai-da-te o prese da fonti di dubbia qualità (social, giornali di gossip, il guru del momento).
Quindi come mangiare durante l’allattamento?
Anche in questo caso ho approfondito l'argomento con calma, al fine di poter spiegare tutto in modo opportuno
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Spero che questo brave cammino insieme abbia chiarito molti dei vostri dubbi. Vi ho donato parte del mio sapere senza tediarvi per offrirvi una guida semplice (spero) e rapida che possa fare una panoramica sui vari argomenti. Se volete altri approfondimenti o prenotare un incontro di educazione mestruale, di fertilità naturale, di educazione alimentare o un percorso alimentare bilanciato (con dieta personalizzata) potete contattarmi a:
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